

Propaganda e Fotografia

L’Istituto Nazionale Luce fu istituito da Mussolini, il 5 novembre 1925.
Il Luce rappresentò in Italia il primo esempio di organizzazione pubblica di educazione, informazione e propaganda attraverso le immagini, rivolte ad una popolazione ancora in gran parte analfabeta, e quindi più facilmente suggestionabile.
L’Istituto Luce rappresentava l’organo tecnico cinematografico dei Ministeri ed Enti posti sotto il controllo dello Stato, con lo scopo essenziale della diffusione dell’ideologia fascista.
Esso dipendeva direttamente dallo stesso Duce, che dirigeva l’ingresso e l’uscita dei vari Enti all’interno del Luce; egli inoltre aveva la facoltà di supervisionare direttamente i materiali realizzati, potendo eliminare quelli non consoni alla propaganda.
Nel marzo del 1927, contemporaneamente all’avvento dei primi cinegiornali, il Luce istituì il Servizio Fotografico, che avrebbe avuto contemporaneamente il compito di ordinare, conservare e completare un Archivio Fotografico Nazionale, e di forgiare e diffondere l’immagine di Mussolini (la maggior parte dei casi mistificata), arrivando a detenere il monopolio della ripresa e della diffusione fotografica di quegli anni.
Quindi è possibile sostenere che l’Istituto Luce fosse l’ente del regime fascista a cui era stato affidato il compito di costruire monumento visivo dell’era fascista, tramite una precisa documentazione storica delle imprese del regime.
Proprio perché incaricato di documentare la storia ufficiale del Fascismo, il Luce non testimoniò molti avvenimenti attraverso le sue fotografie; venivano infatti archiviati soltanto i fatti reputati degni di appartenere alla storia del regime.
In gran parte venne attuata un’opera di censura: non esistendo
fotografie di determinate situazioni, si voleva lasciar credere che esse non esistessero nemmeno.
Nel 1933 Galeazzo Ciano volle allargare gradualmente le sfere di competenza attuando un'estensione notevole dei controlli su tutti i campi della cultura: propaganda e cultura finirono quindi per essere due aspetti strettamente collegati l’uno all’altro.
La Mostra della Rivoluzione Fascista rappresento il culmine della fotografia come strumento d'approvazione dei passato e di costruzione di una storia secondo la propria concezione ideologica.
Il suo obiettivo principale fu comunque quello di mostrare la fotografia come un prodotto concreto ed obiettivo della storia.
Praticamente la fotografia si vide assegnato l’importante compito di costruire il consenso popolare, di racchiudere la realtà dentro un sistema visivo che era costruito a priori e convogliare le masse alle scelte politiche di Mussolini e del regime; fu elevata a strumento di persuasione politica, avendo l’enorme potere di manipolare le coscienze individuali, eliminare ogni capacità critica e stimolare la spontanea adesione agli ideali proclamati.
IL CULTO DEL DUCE
La fotografia del Luce aveva il ruolo di forgiare l’immagine di Mussolini ed alimentare il culto del duce all’interno della popolazione, rappresentandolo come un prototipo di virtù, che tutti gli italiani dovevano imitare e possedere.
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Il Duce doveva essere fotografato dal basso per dargli una figura maestosa ed eroica.
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I primi piani dovevano risaltare lo sguardo pensieroso sul viso di Mussolini.
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Larga gamma di immagini del Duce come atleta.
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Veniva ritratto a dorso nudo durante la battaglia del grano nella posa bonaria del padre di famiglia.
IL REGIME
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Le folle erano solitamente riprese con inquadrante dall'alto per far vedere meglio la grande partecipazione durante gli eventi
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Nelle manifestazioni indette dal regime, le persone avevano una disposizione ben precisa: le prime file della folla erano sempre costituite da schieramenti di organizzazioni fasciste, i cui aderenti innalzavano agli obiettivi dei fotografi cartelli e striscioni con sopra scritte di appoggio a Mussolini.
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Durante le manifestazioni ginniche, a volte, gli operatori del Luce si limitavano ad effettuare una politicizzazione dei corpi. Infatti venivano fotografati dall’alto i corpi dei partecipanti alla manifestazione, che attraverso la loro disposizione sul terreno assumevano solitamente le sembianze di immensi fasci littori o di gigantesche “M” o “DUX”.
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